Epilessia
fotosensibile.
Quante ore passate di fronte al monitor ? Ogni giorno,
tornate dalla
scuola e dopo, almeno spero, un po' di tempo dedicato a fare i compiti,
vi gettate sul pulsante d'accensione del vostro Pc. Volete perdervi nel
mondo immaginario che puo' essere rappresentato a
richiesta sullo
schermo. Il tempo passa e l'interminabile interesse e
coinvolgimento
delle partite, fa perdere l'orientamento. Il tempo
passa, e solo in
seguito ad un rapido colpo d'occhio riusciamo a renderci conto che sono
cinque ore che stiamo di fronte al nostro videogames preferito a giocare
come forsennati. La nostra passione ci guida costantemente, ma a questo
stimolo irresistibile, in pochi ma comunque
rilevanti casi possono
manifestarsi dei sintomi inequivocabili di una malattia, di una reazione
spropositata del nostro cervello a
quel bombardamento continuo
d'immagini. Lo sguardo fisso, la perdita di conoscenza,
il corpo che
s'irrigidisce, allucinazioni, svenimenti e convulsioni.
Probabilmente
non vi e' mai capitato, ma questi sono i sintomi di una malattia
ormai
conosciuta come l'epilessia fotosensibile. In passato molti
quotidiani
riportavano titoli altisonanti di bambini
svenuti di fronte al
televisore magari mentre giocavano con la Playstation e non si riusciva
ancora a capire quale meccanismo, quale elemento
scatenante era alla
base di tutto cio'.
Ora in seguito agli studi svolti da un gruppo di
neurologi italiani,
presso il Cnr di Pisa (Consiglio nazionale delle
ricerche), con un
campione di 23 bambini predisposti a questo tipo
di malattia, si e'
fatta luce su un particolare meccanismo del cervello, che si attiva
in
determinati casi. Stiamo parlando degli studi relativi al Vep (Visually
Evocked Potential) ovvero il potenziale elettrico indotto dallo stimolo
visivo. E' stato accertato che sussiste infatti
una differenza di
ampiezza del Vep tra i bambini affetti dalla malattia
e coloro che
invece sono perfettamente sani. In questi ultimi
il valore rimane
costante raggiunta una certa soglia
mentre negli altri cresce
notevolmente, comportando reazioni del tutto
incontrollate. Cio' e'
dovuto al fatto che i bambini malati sono privi
di un particolare
strumento di autodifesa contro gli stimoli del contrasto delle immagini
troppo intenso. In particolare il contrasto dei colori bianco
e nero.
Questo porta i soggetti predisposti ad un'ipereccitabilita'
delle
cellule nervose con scariche eccessive di neuroni. Come
in una rete
elettrica, una scarica eccessiva ed incontrollata
coinvolge tutto
l'impianto, per poi esaurirsi rapidamente senza lasciare tracce, cosi',
nell'uomo, il cervello cerca sempre di mettere a fuoco e distinguere
i
due colori, bianco e nero, ma non ci riesce, ed invece di
fermarsi al
20% di attivita' sensoriale, come in condizioni normali
e quindi non
reagendo agli stimoli indotti, continua a percepire gli impulsi fino ad
un valore del 90%, con le conseguenze che ne derivano. Questo
difetto
non deve preoccupare eccessivamente i genitori
poiche' coinvolge un
numero di ragazzi molto basso, si parla del 0.5% e lo 0.8% dei
bambini
tra 4 e 14 anni, con un'alta percentuale intorno ai 12\13 anni. E' certo
pero' che a priori e' difficile individuare i soggetti affetti. I medici
possono diagnosticare l'epilessia fotosensibile solo in
seguito al
manifestarsi dei sintomi. E' stato proprio il gran
rumore che si e'
fatto intorno a questi casi, un utilizzo sempre maggiore dei videogames
da parte dei bambini, che ha
posto questa malattia al centro
dell'attenzione. E' importante, in ogni caso, non farsi
prendere dal
panico di fronte a certe situazioni e riuscire sempre ad
individuarle.
Quando si parla d'epilessia, infatti, si parla di fenomeni che comunque
non sono occasionali ma ricorrenti. E' quindi una malattia cronica
che
puo' essere primaria, quando non sono evidenti le
possibili cause, o
secondaria quando si manifesta in seguito ad altre malattie o concause.
La televisione o il Pc sono, quindi, strumenti di individuazione
della
malattia, come nel famoso caso scoppiato in Giappone, dove 685
bambini
nipponici furono presi da convulsioni di fronte allo
schermo mentre
osservavano gli amati cartoni animati della serie Pokemon. In realta', i
videogames o la televisione non portano all'epilessia, o, per lo
meno,
non e' stata finora trovata una connessione con questi
strumenti di
divertimento. Gli stessi studi effettuati da Federico Vigevano, primario
di neurologia dell'Ospedale Bambin Gesu' di Roma hanno chiarito che
il
difetto non viene generato dall'utilizzo delle console o del
Pc, o da
ore passate davanti alla televisione. Esistono in ogni caso delle regole
che non vanno dimenticate, non tanto per evitare crisi epilettiche,
ma
per evitare disturbi di vario genere come, ad esempio, quelli
visivi.
Quindi evitate di stare ore ed ore davanti a monitor che hanno una bassa
frequenza d'aggiornamento, meno di 75 Hz (decisamente e' preferibile un
monitor a 85 o 100 hz) o in stanze poco illuminate, magari con la
sola
luce del monitor. Inoltre e' buona norma distogliere lo
sguardo ogni
tanto o fare delle pause per riposare gli
occhi. Assolutamente da
evitare, considerando anche la bassa frequenza dello schermo televisivo,
e' l'utilizzo della televisione per giocare, specialmente se i giocatori
non rispettano una minima distanza dal video.